Enuresi

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Ciottolina23
     
    .

    User deleted


    La perdita involontaria di urina è un fatto normale nel bambino piccolo, che non ha ancora imparato a controllare gli sfinteri (i muscoli che permettono di trattenere le urine e le feci). Dopo una certa età, diciamo 7-8 anni, il disturbo si definisce "enuresi", distinguendo poi fra enuresi "notturna" e "diurna" a seconda se è limitato alla notte o prosegue anche durante il giorno. Un'altra distinzione si fa fra enuresi "primaria", in cui il controllo non è mai stato acquisito, ed enuresi "secondaria", in cui il bambino che aveva già imparato a tenere la pipì ricomincia a bagnarsi (questa seconda evenienza è spesso legata a stress emotivi o malattie e si risolve più rapidamente).

    Si tratta di una situazione frequente (il 7% dei bambini di 8 anni e il 3% dei ragazzi di 12 soffre di enuresi), che spesso ha radici familiari (chiedete ai nonni se anche voi da piccoli ...) e che genera un crescente disagio nella famiglia e nel bambino, il quale può sviluppare sensi di colpa o di inferiorità.
    Le cose utili da fare sono:

    * escludere con il Pediatra curante la presenza di disturbi associati: infezioni delle vie urinarie o diabete insipido (fare un esame delle urine), incontinenza diurna (slip bagnati, saltelli e altre manovre di sostegno), anomalie genitali o urinarie;
    * valutare in via preliminare il numero di "notti bagnate" in un mese (che serve poi per misurare i progressi);
    * prendere alcune semplici misure di igiene, come limitare l'assunzione di liquidi soprattutto alla sera e svuotare bene la vescica prima di andare a letto (non serve invece svegliarsi apposta di notte: genera uno stress insopportabile e spesso non evita il problema);
    * con la bambina tenere un atteggiamento rassicurante ma onesto, non negando il problema: spiegarle che alcuni bambini, normalmente, imparano a risolverlo più tardi di altri e che comunque la soluzione è alla sua portata o lo sarà crescendo;
    * stabilire con lei sempre un clima "positivo", in cui non si rimprovera per gli insuccessi ma si loda e si premia per i successi;
    * rinviare qualsiasi intervento terapeutico a quando sarà più grande (diciamo 8-10 anni) o comunque al momento in cui sarà la bambina a volersi fare carico del problema (qualsiasi approccio prematuro genera infatti una frustrazione deleteria e comunque è destinato a fallire se la bambina non collabora, rifiuta il problema o vuole "fare la piccola")

    Quando si decide di iniziare ad affrontare il problema (il momento giusto lo valuterete insieme al Pediatra), si può ricorrere ad un mix di strumenti:

    * approccio psicologico premiante-coinvolgente (fare leva sull'impegno della bambina, magari con un sistema di premi se raggiunge gli obiettivi di "x notti asciutte");
    * ginnastica vescicale: abituare con appositi esercizi a trattenere le urine durante il giorno, allenando al controllo;
    * farmaci che riducono la produzione di urina durante la notte (sono utili soprattutto come avvio, perchè danno risultati incoraggianti);
    * apparecchi che danno l'allarme, suonando alla prima goccia di pipì nel pigiama (più utili di quanto non sembri, sollecitano il risveglio e allenano il riflesso, ma solo se il bambino li accetta).

    mammaepapà
     
    .
  2. chioccoli
     
    .

    User deleted


    Per il bambino l'enuresi rappresenta una fonte di disagio ed imbarazzo, tende a vergognarsi del disturbo e ad evitare situazioni che possano metterlo in difficoltà, limitando la possibilità di frequentare amici (paura di essere deriso) o partecipare ad eventi sociali. Anche nell'ambito familiare il disturbo è fonte di ansia e preoccupazione che può rendere difficile la relazione tra il bambino ed i genitori. Al disturbo si associano problemi psicologici, affettivi, emotivi e relazionali.
    Il bambino non va considerato un malato, il problema va inquadrato dandogli il giusto peso, ed è importante tenere presente che è possibile affrontarlo e risolverlo, mediante un efficace intervento psicologico ovviamente rivolgendosi a psicologi esperti nel settore.
    Avendo avuto da bambina lo stesso problema può cercare di ricordare cosa provava e pensava all'epoca.
    Parlare a suo figlio rispetto al fatto che lei abbia avuto lo stesso problema può aiutare soltanto se viene detto nel modo appropriato, ovvero senza svalutare la sensazione di disagio che suo figlio può provare. In questo il ricordo di ciò che lei sentiva può aiutare a capire meglio come vive suo figlio il disturbo.
    Il bambino non va mai sgridato e non va premiato se non si bagna, non insistere nel mandarlo a fare la pipì e non annotare gli orari di quando si bagna o di quando fa la pipì, svegliarlo di notte e costringerlo a fare pipì può essere controproducente ed essere interpretato come una punizione. Questi atteggiamenti possono aggravare la situazione o generare un rifiuto verso il bagno, in quanto l'attenzione è concentrata sul disturbo e sulla capacità del bambino di controllarsi, questo riduce ulteriormente la stima che il bambino ha di stesso, mortificandolo e rendendolo ancora più insicuro.
    In questo modo si instaura un processo circolare, definito in psicologia emotocognitiva loop disfunzionale, nel quale il soggetto si trova coinvolto in un insieme di comportamenti, pensieri e azioni proprie e del sistema di riferimento in cui vive (famiglia, scuola, amici, ecc.) che invece di risolvere il problema tendono al suo mantenimento e peggioramento.
    È quindi consigliabile un intervento psicologico indiretto di tipo psicoeducativo, che coinvolga solo i genitori (od uno soltanto dei genitori), prima che si instauri un atteggiamento errato nei confronti del problema.
    L'obiettivo è quello di individuare strategie di comportamento e di comunicazione efficaci alla risoluzione del problema, tenendo conto della modalità di manifestazione del disturbo, delle caratteristiche proprie del sistema familiare e sociale di riferimento e dei tentativi di soluzione messi in atto fino ad ora.
    L'intervento psicologico è quindi il metodo d'elezione per il trattamento dell'enuresi.
     
    .
  3. chioccoli
     
    .

    User deleted


    Ho appena scoperto che una volta, ma nemmeno tanto tempo fa, l'enuresi veniva curata con un antidepressivo triciclico (l'imipramina)...

    E adesso?

    Sperò che nessuno lo prescriva piu a nessun bambino!!!
     
    .
  4. Ciottolina23
     
    .

    User deleted


    imipramina


    farmaco antidepressivo triciclico; costituisce il capostipite di questo gruppo. Per la sua azione - prevalentemente psicoattivante, antifobica e disinibente - è particolarmente indicato nelle forme di depressione anergica, caratterizzata da inibizione psico-motoria, melanconia e rallentamento. Come tutti gli antidepressivi triciclici, agisce bloccando la ricaptazione ("reuptake") sia della noradrenalina che della serotonina e quindi la loro funzione di neurotrasmettitori. Agisce però anche inibendo il sistema colinergico (da ciò derivano buona parte degli effetti collaterali) e il sistema istaminergico. Cautela va usata nei pazienti cardiopatici, perché i triciclici risultano cardiotossici (alterazioni elettrocardiografiche, ipotensione, aritmie, insufficienza cardiaca congestizia, cardiomiopatia ecc.); controindicata la sua somministrazione nei pazienti affetti da glaucoma, stipsi, ipertrofia prostatica o vescica neurologica, a causa dell'azione anticolinergica già segnalata (effetti: secchezza delle fauci, disuria e/o ritenzione urinaria, disturbi dell'accomodazione visiva, peggioramento di un glaucoma ad angolo chiuso, rallentamento della peristalsi, disturbi dell'ejaculazione); attenzione, inoltre, nei pazienti epilettici (per potenziale attività epilettogena degli stessi triciclici), alcolisti, vasculopatici, epatopatici e nefropatici.

    QUALSIASI DOTTORE L'ABBIA PRESCRITTA PER QUESTO GENERE DI PROBLEMA ED A BAMBINI SAREBBE DA RADIARE DALL'ALBO!!!
    purtroppo queste cose succedono, ed anche di peggio!!!
     
    .
  5. chioccoli
     
    .

    User deleted


    Spezzo una lancia... se uno si mette a leggere tutti gli effetti collaterali dei farmaci nn se ne prende piu nemmeno uno!
    E' vero che esistono e che vanno considerati ma nel rapporto rischio/beneficio... e non dimenticare che il "bugiardino" è fatto anche per scopi assicurativi...
     
    .
  6. Ciottolina23
     
    .

    User deleted


    sicuramente, ma in questo caso assolutamente no!!!
     
    .
5 replies since 1/3/2008, 16:11   365 views
  Share  
.