Ecco le prime adozioni dalla Cina Sono solo bimbe

domenica 21 dicembre 2008

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  1. nikka
     
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    da http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=315977

    Se non proprio ricchi, di certo benestanti (con reddito non inferiore ai 30mila dollari l’anno) e proprietari di casa; con istruzione superiore, in buona salute e, soprattutto, non obesi: senza questi requisiti non si può aspirare ad adottare un bambino in Cina. Dopo tanta attesa, è giunta l’ora anche degli italiani: una ventina di bambini cinesi - tutte femmine - sono già state abbinate ad altrettante coppie del nostro Paese e presto, fra gennaio e febbraio 2009, arriveranno da noi. Si tratterà dei primi bambini cinesi adottati in Italia.
    Le bambine, prossime cittadine italiane, sono piccole: hanno da pochi mesi a due anni; ora tutte alloggiate negli istituti. Fra i requisiti richiesti ai potenziali genitori di bambini cinesi c’è anche un tetto per l’età, 50 anni; possedere un patrimonio di almeno 80mila dollari, l’aver contratto matrimonio da almeno due anni. L’attesa per abbracciare il proprio figlio non è inferiore ai due-tre anni. Per ora, solo due enti italiani, Aibi e Ciai, sono stati riconosciuti da Pechino per occuparsi di adozioni. Entrambi stanno completando l’iter per l’adozione delle 19 bambine (dieci per il primo, nove per il secondo), nei prossimi giorni invieranno i documenti all’autorità cinese deputata alle adozioni (Ccaa, China Center for Adoption Affairs). Poi si attenderà l’«invito» - così è chiamato - per partire e far incontrare genitori e figlie. Un appuntamento tanto atteso che avverrà o prima del capodanno cinese, che è alla fine di gennaio, o subito dopo, nel mese di febbraio. La permanenza nel Paese per le coppie è stimata in 2-3 settimane. «Per noi - spiega Irene Bertuzzi, responsabile adozioni internazionale dell’Aibi - è una sorta di prova. È la prima volta e non conosciamo in concreto tutti i passaggi. Contiamo però di far partire le coppie tutte insieme. Sappiamo che arriveranno nella capitale dove un funzionario del posto le accompagnerà in un’altra città per incontrare, in un luogo neutro, cioè non in istituto, le bambine».
    Ciò che colpisce è che tutti i prossimi adottati sono femmine, come del resto appartiene a questo sesso la maggior parte dei bambini abbandonati in Cina. «In questo Paese esiste ancora - aggiunge Bertuzzi - il retaggio culturale del figlio unico e l’aspettativa dei genitori si concentra sul figlio maschio. La femmina, soprattutto nelle zone rurali, è vissuta come ingombrante» e per questo è più facilmente abbandonata dopo la nascita. Quanto la Cina possa rappresentare un serbatoio di adozioni per gli italiani - che ancora risentono delle chiusure dei Paesi dell’Europa dell’Est - non è chiaro. Bertuzzi segnala, infatti, che nel Paese asiatico le adozioni internazionali sono in calo anche perché ha dato, giustamente, impulso all’adozione nazionale ed all’affido. Basti pensare che nel 2006, gli Usa (il Paese che maggiormente adotta bambini cinesi) hanno adottato circa 7mila bambini, nel 2007 non hanno superato i 3.900. L’Aibi ha una cinquantina di coppie in attesa dell’adozione in Cina. «Dopo questi primi arrivi - dice ancora Bertuzzi - ci aspettiamo una gran richiesta di bambini cinesi dalle coppie italiane, visto che si tratta di bambine piccole. Ma non sarà facile, vanno rispettati i requisiti richiesti alle coppie da Pechino». L’adozione in Cina è frutto di un’intesa bilaterale fra i due governi ratificata nel nostro Paese proprio un anno fa.
     
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  2. mammadany
     
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    mah ... staremo a vedere cosa accade sono già tante le coppie in attesa e non è facile mettere in moto una macchina nuova e che non si conosce... certo che dire maschilisti è dire poco :huh: .... beh allora evviva le donne !!!!

    daniela
     
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  3. nikka
     
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    Purtroppo in Cina con la limitazione delle nascite e la cultura che si ritrovano le uniche adozioni che si faranno saranno solo ed esclusivamente di femmine....

    tanto per dare qualche informazione a chi non sa. Da http://www.confronto.it/index.php?Itemid=2...ntent&task=view

    Cina: la strage degli innocenti
    di Miriam Donatelli
    domenica 01 luglio 2007

    Prosegue il percorso di Confronto.it nella denuncia della violazione dei diritti umani in Cina. Ad essere analizzati, in questo numero, sono i dati emessi dalle Nazioni Unite: a causa dell’austero programma di controllo demografico, i neonati in Cina vengono uccisi e gettati in strada o venduti su internet al miglior offerente.

    Il grido di allarme giunge dalle Nazioni Unite: in Cina sarebbero più di 250.000 i bambini indesiderati dal governo venduti all’asta su internet perchè appetibili, nella migliore delle ipotesi, per coppie straniere desiderose di realizzare il sogno di una famiglia, nella peggiore, mercanzia preziosa per i trafficanti di organi.

    Nel Paese più popoloso del mondo, con 1,3 miliardi di persone su una superficie di 9 milioni e 600 mila chilometri quadrati, il numero degli infanticidi sta divenendo inestimabile : in strada, i corpicini dei bambini sono gettati come rifiuti lungo i cigli dei marciapiedi nella totale indifferenza di coloro che passano.

    I cittadini uccidono o abbandonano i propri figli per il terrore di essere scoperti dal regime ed essere castigati in modo inquietante, che va ben oltre la multa pari a 15.000euro – una cifra esorbitante se si pensa che lo stipendio medio di una famiglia è di 750 euro- e la perdita di ogni diritto civile in caso di inosservanza.

    E’ in vigore dal 1979 ed è denominata “Legge eugenetica e protezione della salute”. Emanata per impedire un’ eccessiva crescita demografica e preservare le risorse del Paese, impone alle famiglie un solo figlio e maschio; due per le famiglie rurali se si ha avuto una primogenita, ma, se anche il secondo nascituro è una femmina per la famiglia rappresenta una sciagura, significa veder estinguere la propria dinastia.

    Anche alle coppie urbane è concesso di mettere al mondo il secondo figlio purchè, a loro volta, gli sposi siano figli unici.

    Le famiglie agiate possono decidere di procreare figli ma viene loro applicata una pesante sanzione per ogni figlio nato dopo il primo. Chi non paga vedrà sottrarsi irrimediabilmente la casa e il lavoro.

    In via ufficiale il governo condanna l’utilizzo di metodi cruenti per applicare il controllo delle nascite ma, nella pratica, gli addetti all’ ispezione formano degli “squadroni dell’aborto” : catturano le donne incinte e le tengono in carcere fino a quando non convengono di sottoporsi all’interruzione di gravidanza e in seguito le sterilizzano.

    In caso di nascita, i bambini non avranno il diritto alle cure mediche, né ad andare a scuola e per loro non è prevista nessuna forma di assistenza sociale. Le bambine sono le principali vittime.

    Dai dati il 97% degli aborti è rappresentato dai feti femminili; oltre due milioni di bambine vengono uccise appena nascono. I medici professionali sono autorizzati dal governo a sopprimere le neonate con una iniezione letale e a far passare il loro infanticidio come un decesso naturale, dovuto a polmoniti o a una crisi respiratoria.

    Altre madri, per non veder morire le loro figlie, le generano e non le iscrivono all’anagrafe: sono le figlie invisibili, quelle senza alcun diritto, i fantasmi dello Stato. Queste piccole, da future donne verranno sempre respinte negli ospedali, non potranno mai sottoporsi a terapia medica, nè mai essere operate; moriranno comunque perché non degne di essere curate.

    Non andranno a scuola e verranno schiavizzate e a loro volta rese madri sin da tredicenni. Quando avranno svolto anche questa mansione, non serviranno più e saranno torturate.

    La Cina ha annunciato che la legge sulla limitazione delle nascite continuerà ad essere applicata almeno per i prossimi dieci anni. Secondo la pianificazione statale, la popolazione toccherà il suo apice negli anni quaranta di questo secolo quando raggiungerà 1 miliardo e 600 milioni, ma in seguito, grazie al controllo demografico, nel 2.100 la Cina avrà 1 miliardo e 450 milioni di abitanti.

    La politica di controllo demografico costituisce il caposaldo del governo comunista cinese, pur causando un rapido invecchiamento della popolazione; tuttavia, è recente la ribellione di contadini delle campagne contro le violenze usate dalle autorità locali, la polizia si è scontrata violentemente con decine di essi inferociti per il sistema del figlio unico.

    Cinque i morti secondo le indiscrezioni. Ma il coraggio della rivolta resta un segnale forte.

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    Purtroppo la Cina è chiusa agli interventi esterni e come si è visto anche nei recenti fatti accaduti in Nepal, liquida tutti con "sono affari nostri interni", mentre basta che la polizia italiana irrompa in una delle vie ormai diventate "cinesi" a Milano perchè c'era stato un accoltellamento con tanto di morto per avere le proteste dell'ambasciatore cinese in Italia, purtroppo proteste ascoltare......ma se lo stato italiano gli avrebbe risposto, come a mio avviso doveva fare, "sono questioni nostre interne" che cosa sarebbe successo? Ricordiamoci che quando siamo ospiti di un'altra nazione ne dobbiamo rispettare le leggi, che ci piacciano o no.
    Da un lato ho sempre avuto ammirazione per il popolo cinese (per la cronaca ho anche amici cinesi) perchè, inutile dirlo, sono dei grandi ed instancabili lavoratori, ma per quanto riguarda tutto il resto, a partire dal rispetto delle regole e del prossimo, sono molto sconcertata e delusa!!!



    Edited by nikka - 30/12/2008, 08:12
     
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  4. rosaria133
     
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    mi trovo pienamente d'accordo.
     
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  5. mammadany
     
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    Nico la mia era una provocazione .. so perfettamente che la Cina ha i suoi "limiti" ma come tanti altri paese e ne sappiamo qualcosa come ad esempio il Nepal che tu hai citato, ma ce ne sono tanti altri ... purtroppo lo sappiamo bene come gira il mondo ... ribadisco che poi alla fine chi ci smena sono solo i bambini ...

    un abbraccio
    Daniela mamma felice di Hien
     
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4 replies since 26/12/2008, 06:58   177 views
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