L’Italia si stringe. Un metro al secolo

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  1. andychow
     
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    A piedi da Messina a Reggio
    L’Italia si stringe. Un metro al secolo

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    <b><cambia la geografia-L’allarme degli scienziati

    E’una carta geografica dell'Italia dinamica, quella che ci viene consegnata dai ricercatori del progetto Ring dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). Una carta geografica che dà il capogiro perché indica ciò che si muove lentamente ma inesorabilmente, associando a città e a regioni un preciso indicatore di velocità. La prima sensazione è di stare su una grande zattera che va alla deriva, contesa da correnti che tirano in ogni direzione, a rischio di sfasciarne la struttura. Il guaio è che la zattera Italia, sotto l'effetto di forze molto spesso contrastanti, non si comporta come un corpo rigido, ma si sta muovendo in maniera differenziale, disarticolandosi. Brandelli di Sicilia vanno a Nordovest, altri a Nordest. Il corpo dello stivale sembra volersi incollare sui Balcani. Soltanto la Sardegna sta immobile e viene presa come punto di riferimento. «Ring sta per "Rete integrata nazionale Gps" — spiegano Giulio Selvaggi e Nicola D'Agostino, i due ricercatori dell'Ingv responsabili del progetto —. E' una rete di oltre 130 stazioni, realizzate dal nostro istituto fra il 2004 e il 2008, distribuite in tutto il territorio nazionale, con un massimo di concentrazione nel Centro-Sud. Le stazioni Ring funzionano in maniera analoga ai navigatori ormai largamente presenti su autoveicoli, imbarcazioni o su alcuni dei modelli più sofisticati di cellulari, collegandosi ai satelliti Gps e ricavando, istante per istante, la posizione geografica. Con la differenza che i navigatori portatili sono mobili e non molto precisi; quelli delle nostre stazioni sono fissi, funzionano 24 ore su 24, e hanno una precisione di posizionamento inferiore al centimetro. Nell'arco di un anno, sono in grado di rivelarci gli spostamenti di tutta la porzione di territorio in cui si trova la stazione stessa».

    Il risultato grezzo dei dati raccolti da Ring è che l'Italia, come corpo geologico, viaggia a velocità medie di circa un centimetro l'anno o, se si preferisce, di un metro al secolo; ma con una varietà di movimenti tra una località e l'altra della Penisola, o all'interno di una stessa regione, da restare sbalorditi. «Abbiamo da poco ultimato la prima analisi dei movimenti associati a ciascuna stazione da quando il sistema Ring è entrato in funzione, ricavando quella che noi chiamiamo una carta dei campi di velocità. Il Sud e l'Italia Centrale, lungo tutta la fascia appenninica, risultano le parti più dinamiche della nostra Penisola; le regioni di Nord Ovest e la Sardegna le parti più stabili», riassumono Selvaggi e D'Agostino, traducendo in movimenti per noi comprensibili le numerose freccette che costellano la carta dei "campi di velocità". Quasi tutta la Sicilia, compressa dalla convergenza dell'Africa, si sposta verso Nord e Nord Ovest, al ritmo di circa un centimetro l'anno. Però Ustica, a Nord di Palermo, sta quasi ferma, avvalorando l’ipotesi che faccia parte della più stabile zolla geologica Europea. Sul versante di Messina, improvvisamente, la freccia della velocità cambia direzione e punta verso Nord Est, causando una vistosa deformazione nella zona dello Stretto. Si potrebbe azzardare che lo Stretto si chiude: niente di più sbagliato. Contemporaneamente, infatti, la punta della Calabria sfugge pure lei verso Nord Est, ragion per cui alcuni ricercatori avevano ipotizzato a una possibile apertura dello Stretto, con un allontanamento delle mitiche Scilla e Cariddi di qualche millimetro l'anno. «Ma il quadro non è affatto chiaro—precisano Selvaggi e D’Agostino —. Speriamo che i nuovi dato forniti da Ring ci aiutino a risolvere il rebus».

    Risalendo lo stivale, tutto il corpo centrale dell'Italia migra verso Est, lasciando presagire che, fra centinaia di migliaia di anni, il Mare Adriatico sarà cancellato e la nostra Penisola andrà a fondersi con i Balcani. Questo movimento è accompagnato da forze divaricanti che agiscono sulla catena appenninica. Infatti, i vettori di velocità misurati sulla fascia costiera adriatica sono doppi o tripli rispetto a quelli della fascia tirrenica, col risultato che gli Appennini subiscono un vero e proprio stiramento lungo una direzione perpendicolare all’asse della catena: come dire che, ogni anno, Roma si allontana di alcuni millimetri da Pescara, e Napoli da Bari. Accanto all'Italia che si comprime o che si stira, c’è anche quella che ruota. Una porzione di crosta a comportamento relativamente rigido, la cosiddetta microplacca Adria, formata dalla Pianura Padana e dalla parte settentrionale dell'Adriatico, gira in senso antiorario attorno a un perno ideale individuabile nell'area di Torino. E poi c'è anche l'Italia che si alza o si abbassa, in conseguenza di moti verticali dovuti, per esempio, all'attività vulcanica.

    All'avvicinarsi di una grande eruzione dell'Etna, le stazioni Ring hanno misurato sollevamenti della montagna di diversi centimetri in poche settimane; e, all'opposto, collassi altrettanto vistosi dopo il riversamento del magma fuori dai condotti. «L'immagine dell'Italia come una zattera alla deriva, in balìa di correnti contrastanti, non è, tutto sommato, eccessivamente fantasiosa — commenta il presidente dell'Ingv professor Enzo Boschi, che ha promosso la rete Ring, col proposito di affiancarla e di integrarla ad altre reti Gps gestite da altri enti a scopi di ricerca applicata —. E' ormai provato che tutta la crosta terrestre, per uno spessore medio di una cinquantina di chilometri, è costituita da una molteplicità di placche o zolle che galleggiano su un substrato semifluido chiamato mantello, muovendosi lentamente e interagendo variamente fa loro. Anche la nostra Penisola, pur facendo parte della più grande placca Euroasiatica, è frammentata in placche minori, ancora non ben definite. Dunque, le misure effettuate dalla nostra rete Ring sono preziose per meglio conoscere la dinamica di queste placche». Boschi sottolinea anche che la rete Ring, finanziata dal ministero dell’Università e della Ricerca e dal Dipartimento per la Protezione civile, riveste un importante valore applicativo ai fini della prevenzione dai rischi sismico e vulcanico: «E' evidente che là dove misuriamo le differenze di velocità più elevate, la crosta terrestre è sottoposta a maggiore stress e si creano le condizioni per la formazione di faglie in grado di scatenare forti terremoti. Anche se non siamo in grado di prevedere puntualmente quando questi avverranno, almeno possiamo fornire indicazioni utili per la pianificazione antisismica nelle aree esposte al maggior rischio».

    Franco Foresta Martin- Corriere della sera



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    orriere della seraLe conseguenze per l'Italia che va alla deriva
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    Edited by andychow - 15/6/2008, 13:43
     
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